Ai piedi del Monte Bianco, la nostra cantina custodisce il segreto dei vigneti più̀ alti d’Europa.
La costante dedizione valorizza il territorio restando fedele a ciò che in queste montagne la natura offre.
Il vitigno autoctono, l’uomo e il suo rapporto con la terra spesso difficile, ma profondamente presente, fanno del nostro vino la poesia capace di raccontare il terroir.
Realtà̀ alpina, fatta di roccia, di acque pure e di gelo d’inverno. Terra di montagna in cui nella stagione calda, profumi dolci e fruttati invadono l’aria. Profumi, sfumature, sapori e caratteri, sono racchiusi in questi vini che sorseggiati, raccontano la tenacia, la cultura, la tradizione e l’identità della terra ai piedi del Monte Bianco. Valori che la nostra azienda si pone l’obbiettivo di interpretare con passione ed eleganza.
Qualità, autenticità, freschezza, creatività
Il nostro pensiero e i nostri valori fanno della qualità̀ e della genuinità̀ le essenze prime della nostra cantina. Consentire al Prié Blanc, biotipo autoctono, di esprimersi con la massima autenticità̀ ed originalità̀, costituisce l’obiettivo che cerchiamo di raggiungere da sempre. Ci imponiamo pertanto, da una parte di rispettare il carattere e le specificità̀ del nostro uvaggio, dall’altra di interpretare le esigenze dei nostri clienti nelle versioni del Blanc de Morgex et de la Salle con le conoscenze tecnologiche del presente e l’antica tradizione enologica valdostana. Per fare questo nella nostra Cave cerchiamo d’intervenire “solo lo stretto necessario”, con un’ideale sintesi di amore, fantasia e tecnica, consentendo alla creatività̀ dei nostri soci viticoltori, orgogliosi ed amanti dei loro piccoli vigneti, di esprimersi supportata da una continua e approfondita ricerca.
La zona di coltivazione si estende, come recita il nome del vino, nei comuni di Morgex e La Salle, sulla sinistra orografica della Dora Baltea: siamo nell’ultimo tratto della Valle d’Aosta che si apre nella stupenda e maestosa valle, la Valdigne (degna di un re, appunto), dove anche la vite non abbandona l’uomo e si innalza alle altezze più̀ proibitive. Di terrazzo in terrazzo, di gradone in gradone, i vigneti arrivano a raggiungere i 1200 m. di altitudine. Il fenomeno è veramente eccezionale e quanti scrivono di cose enoiche, puntualmente, non mancano di annotarlo ricordando che ci troviamo di fronte ai vigneti tra i più̀ alti d’Europa. Il Blanc de Morgex et de La Salle è prodotto utilizzando esclusivamente il vitigno Prié Blanc–biotipo Blanc de Morgex, di cui non si conosce con esattezza l’origine. Alcune fonti vorrebbero attestata la viticoltura a bacca bianca in quest’area fin dall’VIII sec. e, probabilmente, dall’epoca dei Romani.
La maturazione anticipata, definita tecnicamente di prima epoca precoce, permette di effettuare la vendemmia prima dell’arrivo delle nevi. A queste altitudini l’epoca di vendemmia è sempre stata nei vari periodi storici un momento particolarmente importante ed ancora oggi la data di inizio vendemmia viene formalizzata in apposite riunioni degli organi competenti. Nonostante tutto, infatti, puoì accadere che la neve sopraggiunga abbondante prima della vendemmia come è avvenuto, analizzando soltanto i tempi più̀ recenti, nel 1968 e nel 1981. La produttività̀ e la vigoria del Prié Blanc sono medie, con potatura un po’ lunga. Viene normalmente allevato su pergole molto basse, sorrette da palature ora in legno ora in stupende pietre monolitiche, per evitare i danni del vento e del gelo invernale, sconfitto dalla capacità del terreno assai sassoso di immagazzinare calore durante il giorno e ricederlo nelle ore notturne. Va tenuto presente che la temperatura e la secchezza dell’aria rendono eccezionalmente poco temibili le malattie crittogamiche, con necessità di trattamenti notevolmente ridotti rispetto ad altre aree vitivinicole.
Persino la fillossera, il tremendo insetto che, proveniente dalle Americhe, ha distrutto sul finire del secolo scorso gran parte dei vigneti d’Europa, non ha potuto resistere all’altitudine. Ancora oggi, infatti, mentre in tutta Europa si è costretti ad impiegare viti europee innestate sul “piede” americano, che è abituato a sopportare l’insetto per via di una multi millenaria convivenza, in Valdigne si impiantano ancora le viti originarie, soltanto europee, senza ricorrere all’innesto. Si usa infatti ancora il vecchio sistema delle “propaggini”: si interra in primavera un tratto di germogli della vite, mantenendo il legame dalla pianta e, in autunno, quando si è sicuri che la nuova piantina avrà̀ radicato, le si toglie il cordone che ancora la lega alla pianta madre. I puristi affermano che in questi casi, in cui non si è avuto mescolanza di due tipi di vite (l’americana e l’europea), l’esistenza delle piante è più̀ sana e longeva e le caratteristiche del vino più̀ pure e peculiari.