Marco De Bartoli potrebbe essere considerato come il simbolo vivente del Marsala e del vino siciliano in generale, con il suo rispetto per il passato e la fiducia nel futuro gravata di dubbi su contraddizioni perpetue.
Negli anni settanta subentrò alla madre Josephine nel Baglio Samperi. Nella tenuta si era coltivata uva da Marsala per due secoli, ma Marco, con una laurea in agronomia e un ammirevole curriculum come pilota di auto da corsa, non intendeva trascinarsi con un’industria in declino. Trasformò rustici cotti dal sole in cantine, dove perseguì la sua personale visione del Marsala, decorando gli spazi disponibili con una collezione di auto d’annata.
Miscelò con tale abilità nuove annate alle vecchie, nel processo perenne detto solera, che il suo Vecchio Samperi di 20 e 30 anni fu riconosciuto come il non plus ultra dei Marsala. Marco però evitò deliberatamente la denominazione, per i suoi blend speciali, mentre scorazzava in giro per l’Italia su auto sportive rimesse a nuovo, fidando sulla sua parlantina e sul suo ironico senso dell’umorismo per vendere vini che erano decisamente fuori moda.
Il blend Vecchio Samperi potrebbe qualificarsi come Marsala Vergine Stravecchio DOC, che può essere fortificato con alcol di vino, Marco però lo mantiene veramente vergine, anche se i livelli naturali di alcol sono così alti che i vini devono essere etichettati come “liquorosi”. Da 25 ettari di viti, Marco e i suoi figli, producono circa 100.000 bottiglie all’anno, comprendenti il Marsala Superiore DOC Riserva e il dolce Vigna La Miccia, oltre che il dolce Inzolia di Samperi, non classificato. Marco produce anche il Bukkuram, un Moscato di Pantelleria Passito che ha contribuito assai alla nuova ascesa di quel vino dolce.